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Tra scuola, università e lavoro: costruire un orientamento efficace per le nuove generazioni

  • silvialaudini
  • 10 giu
  • Tempo di lettura: 8 min

L’orientamento è definito come un processo continuo volto a far conoscere agli studenti sé stessi, il contesto formativo e lavorativo e a sviluppare le competenze necessarie per progettare il proprio percorso di studi e di vita (invalsiopen.it).


In Italia questo percorso inizia con la scelta della scuola superiore (liceo, istituto tecnico o professionale), prosegue con i percorsi universitari o professionalizzanti e si conclude con l’ingresso nel lavoro. Tuttavia, i dati indicano che la transizione non è sempre agevole: la quota di giovani NEET (fra 15–29 anni) in Italia si attesta attorno al 13–14% (ec.europa.eu), ben al di sopra della media UE (~11% nel 2024) e dell’obiettivo europeo fissato al 9% per il 2030. Allo stesso modo, l’abbandono scolastico italiano è rimasto elevato (circa il 10–11% di chi lascia gli studi senza diploma (openpolis.it)), fra i più alti in Europa.

Questi fenomeni riflettono le difficoltà del sistema italiano a garantire scelte consapevoli e una continuità formativa efficiente. In risposta, il PNRR e il Ministero dell’Istruzione hanno rilanciato una riforma dell’orientamento, introducendo moduli obbligatori nei curricula scolastici, e-portfolio, tutor dedicati e nuovi strumenti digitali (invalsiopen.itagendadigitale.eu).



Analisi del sistema italiano


In Italia l’orientamento scolastico è tradizionalmente affidato alle singole scuole e alle famiglie. Fino al 2015 la principale novità era stata l’Alternanza Scuola-Lavoro, dal 2019 rinominata “Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento” (PCTO). Questo strumento obbliga gli studenti dell’ultimo biennio superiore a un’esperienza lavorativa (almeno 90 ore per i licei, 150 per gli istituti tecnici, 210 per i professionali) (liceosella.it) (cliclavoro.gov.it).


I PCTO servono a “fornire ai giovani… competenze necessarie a inserirsi nel mercato del lavoro” alternando studio e azienda, per colmare il tradizionale divario tra scuola e mondo del lavoro (cliclavoro.gov.it). Tuttavia, i PCTO soffrono di variegata qualità territoriale: in alcune scuole sono autentiche esperienze laboratoriali formali, mentre in altre rischiano di essere attività marginali.


Dall’anno scolastico 2023/24 le nuove Linee guida MIUR sull’orientamento hanno istituito in tutte le scuole secondarie moduli curricolari di orientamento (30 ore all’anno) (invalsiopen.it) e l’introduzione dell’E-Portfolio orientativo agendadigitale.eu). L’e-Portfolio è uno strumento digitale che raccoglie tutte le informazioni sul percorso scolastico, le competenze acquisite e le esperienze extra-curriculari dello studente (agendadigitale.eu); accompagnando ragazzi e famiglie nella riflessione sui punti di forza e sulle aree di miglioramento, facilita scelte più consapevoli (agendadigitale.eu).


Parallelamente, ogni istituto identifica un docente-tutor di classe, formatore e referente per l’orientamento del gruppo studenti: il tutor affianca gli studenti e le famiglie nei momenti di scelta verso percorsi post-diploma (invalsiopen.it). Queste novità cercano di compensare la storica carenza di orientatori professionisti nelle scuole italiane.


Sportelli di orientamento ed uffici di Job placement integrano queste attività: ad esempio, molte scuole hanno un referente interno per l’orientamento che organizza incontri con aziende, università e presenta bandi formativi. D’altra parte, le Università e gli enti locali ospitano “sportelli” per consigli di carriera, favorendo il passaggio all’istruzione terziaria o alla formazione professionale. Nel complesso, il sistema italiano è dunque frammentato in più attori (MIUR a livello nazionale, Regioni e Province con politiche per l’impiego, scuole con funzioni di orientamento interne), e la sua efficacia dipende da fattori locali. Le riforme recenti mirano a renderlo più sistematico: il MIUR ha strutturato 13 punti chiave della riforma (moduli di orientamento, e-portfolio, tutor, piattaforma digitale, job placement scolastico ecc.) (invalsiopen.it), riassunti nella seguente figura.



Figura: i 13 punti delle Linee guida MIUR sull’orientamento invalsiopen.it.
Figura: i 13 punti delle Linee guida MIUR sull’orientamento invalsiopen.it.

Confronto con altri modelli europei


Nei paesi nordici e centro-europei l’orientamento è spesso più centralizzato e garantito per legge. In Finlandia, ad esempio, tutti i cittadini hanno diritto a servizi di orientamento e consulenza, offerti dai comuni e disponibili sia negli istituti scolastici sia nei centri di impiego (national-policies.eacea.ec.europa.eu). Le scuole hanno strutture dedicate e gli studenti possono accedere a consulenze individuali: esistono persino ohjaamot (sportelli unici) dedicati ai giovani under-30 per orientamento e transizione lavoro.


Anche in Germania il sistema è ben sviluppato: i “Berufs informations zentren” (BIZ) dell’Agenzia per il Lavoro offrono consulenza personalizzata e i consulenti di carriera dell’Agenzia per l’Impiego sono presenti direttamente nelle scuole secondarie (national-policies.eacea.ec.europa.eu). Tutti i giovani possono (e dovrebbero) rivolgersi ai servizi di consulenza, e sono disponibili figure speciali per i NEET o i disabili (national-policies.eacea.ec.europa.eu).


Rispetto a questi modelli, l’Italia finora presentava servizi di orientamento scolastico meno strutturati: non esiste un obbligo normativo di consulenti professionali in ogni scuola e il raccordo fra scuole, formazione professionale e servizi per l’impiego è stato storicamente debole. Anche per questo il tasso di NEET e di abbandono italiano rimane tra i più alti in Europa. Ad esempio, mentre paesi come Paesi Bassi, Finlandia o Germania registrano NEET (15–29 anni) intorno al 5–7% , in Italia il dato supera il 13% (ec.europa.eu). In generale, l’efficacia dei sistemi di orientamento nordici è legata alla continuità del servizio e al forte coinvolgimento di scuole, enti locali e imprese: un modello a cui l’Italia tende ora ad avvicinarsi con le sue riforme.



Strumenti di orientamento: risorse attuali, punti di forza e criticità


  • Questionari e test attitudinali (self-assessment) sono strumenti online gratuiti (per es. test di Holland/RIASEC, Big Five, ecc.) offerti da enti come INAPP/ANPAL (inapp.gov.it). Questi test aiutano gli studenti a scoprire interessi e tipi di personalità, fornendo indicazioni su settori professionali compatibili. Come punti di forza hanno sicuramente un'accessibilità ampia, un approccio scientifico di base, incoraggiano l’autovalutazione. Ma, purtroppo, da essi si ottengono risultati generici, dipendono dall’onestà dell’autovalutazione, ma, sopratutto, non sostituiscono un vero colloquio orientativo. Ricordiamo anche che, ad oggi, i centri per l'mpiego non svolgono più le stesse funzioni che svolgevano un tempo.


  • Sportelli di orientamento scolastici: molte scuole (soprattutto superiori) mettono a disposizione uno sportello interno con un referente didattico, offrendo colloqui e incontri informativi su indirizzi di studio e lavoro. Se come pro, questo strumento ha la gratuità, l'accessibilità diretta per studenti e famiglie, la conoscenza del territorio scolastico bisogna, però, ricordare che spesso sono sovraccarichi o non presenti nelle scuole; il personale può non essere specializzato in orientamento; l’offerta è variabile (alcuni sportelli sono attivi, altri solo formali). Questo potrebbe potenzialmente essere lo struento più adeguato per l'orientamento pre-universitario, ma chiaramente deve essere gestito da personale adeguato. Bisogna evidenziare che, negli ultimi anni, soprattutto dal periodo post-COVID, sono aumentati i progetti PON o i progetti con enti terzi che, tolgliendo molto tempo all'insegnamento, non lasciano molto tempo ad attività di orientamento.


  • Moduli curricolari di orientamento: dall'anno scolastico 2023/24 sono obbligatori (30 ore/anno) nella secondaria di primo grado e biennio delle superiori e nell’ultimo triennio delle superiori (invalsiopen.it). Le attività (laboratori, workshop, visite aziendali, simulazioni) sono pensate per far conoscere percorsi possibili e sviluppare soft skills. Come punti di forza coprono tutti gli studenti, favoriscono un orientamento precoce integrando l’orientamento nella didattica. Ma, come il punto precedente le criticità sono caratterizzate da un'implementazione complessa (tempo docente e risorse limitate); l'efficacia dipende molto da come la scuola organizza i moduli.


  • Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO): come già visto, alternanza studio-lavoro obbligatoria nelle superiori (cliclavoro.gov.it). Su questo tipo di esperienze si possono evidenziare principalmente le criticità quali: qualità molto disomogenea; si rischia un orientamento passivo se le esperienze sono supervisionate male; in alcune aree carenza di aziende disponibili o focus eccessivo sul solo curriculum scolastico. Come punti di forza troviamo esperienze concrete in azienda, collegamento scuola-lavoro, aiuta gli studenti a comprendere il mondo del lavoro. Bisogna evidenziare, però, che negli ultimi anni le scuole hanno aperto le porte agli enti del terzo settore che offrono esperienze diverse rispetto alle classiche esperienze in aziende che, però, non sono propriamente esperienze lavorative e le competenze trasversali non vengono propriamente sviluppate. Elemento focus di tali percorsi non è solo aiutare i ragazzi nella scelta del lavoro, ma anche lo sviluppo delle soft skills e, quindi, dovrebbero essere esperienze concrete, ben seguite e, sopratutto, per piccoli gruppi e non per gli interi gruppi classe, in modo tale da garantire un'esperienza adeguata e realmente formativa per tutti.


  • Tutor scolastici: il nuovo docente-tutor orienta i ragazzi del suo gruppo classe, incontrandoli regolarmente e guidando le famiglie nelle scelte (invalsiopen.it). Questo porta ad avere un punto di riferimento noto allo studente, favorisce continuità, crea legame scuola-famiglia. Ma, come tutte le cose fatte con il personale interno agli istituti scolastici, si tratta spesso di insegnanti con altre responsabilità; richiede formazione specifica (fra l’altro prevista dalle linee guida), quindi questa attività viene lasciata in secondo piano.


  • Campus e “job day” formativi: iniziative (talvolta pilotate) in cui studenti visitano poli scolastici o fiere del lavoro, conoscono diversi indirizzi in pochi giorni e incontrano imprese e università. Tramite questo tipo di iniziative si può avere una panoramica ampia di opzioni, networking diretto con aziende e atenei. Ma tali eventi sono sporadici, spesso limitati a poche scuole; possono premiare chi già è motivato a partecipare. Essendo eventi aperti si ha maggiore difficoltà nel personalizzare l’esperienza.


  • Piattaforme digitali e portali istituzionali: il MIUR ha lanciato portali come IoStudio/Orientamento e IoScelgo con informazioni su indirizzi scolastici, percorsi universitari, test di orientamento e bandi (iostudio.pubblica.istruzione.it) Queste piattaforme digitali raccolgono dati utili per scelte consapevoli. Tramite essi si ha accesso immediato a informazioni ufficiali, si integrano dati e descrizioni; alcune offrono l’e-Portfolio digitale. Anche questi strumenti sono caratterizzati da variabilità di usabilità e aggiornamento; non tutti gli studenti le utilizzano efficacemente (breve attenzione, divario digitale); spesso necessitano di supporto per essere interpretate.


  • Servizi per l’impiego e orientamento professionale: i Centri per l’Impiego (gestiti da Regioni/ANPAL) forniscono orientamento e consulenze gratuite ai NEET e a chi cerca lavoro. Supporto professionale specializzato, collegamento con mercato del lavoro (politiche attive, Stage, Garanzia Giovani) potrebbero essere i punti di forza ma, come ogni servizio pubblico, l'accesso è tradizionalmente limitato agli over-18 o a chi è già disoccupato; vi è storicamente poca integrazione con le scuole ed i servizi sono, talvolta, sovraccarichi.


Ciascuno di questi strumenti ha pregi e limiti. L’esperienza italiana mostra che nessuno strumento da solo basta: per orientare efficacemente serve un’azione integrata e continua.


Proposte per un approccio innovativo


Dai punti di forza e criticità emerge la necessità di un modello più organico e personalizzato di orientamento. Un approccio innovativo potrebbe combinare potenzialità digitali e supporto umano. Ad esempio, si potrebbe sviluppare una piattaforma nazionale integrata di orientamento che raccoglie l’e-Portfolio di ogni studente, mette insieme dati su competenze, test di autovalutazione (anche basati su intelligenza artificiale) e abbina questi profili a suggerimenti mirati di percorsi formativi e opportunità lavorative. Analogamente alle esperienze dei “One-Stop Guidance Centres” finlandesi, si potrebbero istituire centri territoriali (anche virtuali) in cui giovani, scuole e imprese interagiscono: counselor professionisti, in collaborazione con i docenti, affiancherebbero gli studenti in sessioni di mentoring individuale.


A livello pedagogico, diffondere le career management skills (autovalutazione, networking, digitale) fin dalle scuole medie, integrandole in tutte le discipline, aiuterebbe i ragazzi a orientarsi per tutta la vita. Occorrono poi standard di qualità condivisi (in linea con le raccomandazioni UE) per garantire omogeneità territoriale dell’offerta formativa-orientativa. Infine, l’uso di tecnologie emergenti – e-learning, realtà virtuale (per simulazioni di lavoro), intelligenza artificiale – può arricchire l’offerta: l’OECD sottolinea che tali tecnologie possono rendere l’orientamento più efficace ed equo, a patto di buone politiche di governance e di accesso (oecd.org).


In concreto, una proposta può essere creare “percorsi d’orientamento dinamici” in cui ogni studente, guidato dal proprio tutor, usa strumenti online evoluti per esplorare scenari di studio-lavoro personalizzati, e al contempo partecipa a incontri periodici con professionisti e docenti. Questo mix di digitale e relazionale colmerebbe le attuali lacune: le prime rendono l’informazione più ricca e fruibile (anche in modo ludico), i secondi offrono accompagnamento personalizzato e contestualizzato.


In sintesi, un metodo innovativo di orientamento in Italia dovrebbe integrare in modo coeso i dispositivi esistenti (dalle certificazioni scolastiche all’esperienza in azienda) e applicare nuovi strumenti digitali e di community learning, puntando a un sistema continuo e permeabile a tutti i livelli di istruzione. Solo così si potranno valorizzare i talenti dei giovani, ridurre la dispersione e facilitare il loro inserimento nel mondo del lavoro, come auspicato dalla strategia europea e dalle linee guida ministeriali (invalsiopen.it oecd.org).

 
 
 

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